Settembre è un’orchestra che suona.
Sarebbe riduttivo ritenerlo solo ed esclusivamente il mese della vendemmia.
Ogni anno ogni azienda guarda al cielo e alla terra e alla vigna con preoccupazione mista a
speranza.
Ogni anno si attende che il sole e la linfa e le piante facciano ognuno il proprio lavoro
affinché i preziosi grappoli arrivino sani in cantina.
E’ il mese dei viticoltori che non dormono la notte fino a che le uve non sono al sicuro.
Specialmente in questi anni di cambiamenti climatici, grandinate e variabilità estrema.
Il buon vino è il frutto di un anno di lavoro (e ancor di più se pensiamo agli interventi sulla
pianta con prospettive di lungo termine). È il frutto di una pianta, di un uomo e di una terra
che lavorano insieme perché il risultato sia perfetto.
Il buon vino nasce dai mille incroci che accadono in una vigna nel corso di ogni giorno che
separa la vendemmia precedente dalla successiva.
Pensiamoci quando mettiamo il naso nel bicchiere. Pensiamoci quando giudichiamo quel
vino. Pensiamoci quando osanniamo o condanniamo questo nettare.
Spesso ci “divertiamo” a dare voti e giudizi, stilare “classifiche” e concedere premi di varia
natura e genere.
Ricordiamoci però di tutti gli eventi che hanno portato quel vino nel nostro bicchiere: il sole
del mattino, la grandine, la peronospora e il vento, il lavoro dei contadini, le api, le erbe
infestanti e la pioggia di aprile.
Non scordiamo mai che il piacere che quel bicchiere ci dà è frutto di sudore e viene dal
lavoro e dalla bontà della terra e dalla clemenza del tempo.
A noi degustatori, amanti e ammiratori del vino resta l’onore e l’onere di fermarci ad
ascoltare il suono dell’orchestra. E seguirne le note. Apprezzeremo cosi il suono nella
nostra anima.
Tenuta Liliana Staff