I VINI PIWI

Oidio, Peronospora ed altre malattie fungine, minacciano quotidianamente la nostra viticoltura, basti pensare che queste, unite alla temuta Fillossera, quasi distrussero il patrimonio viticolo europeo nella seconda metà dell’800.

Fu proprio per questa ragione che, in quegli anni, iniziarono in Francia i primi esperimenti di incroci tra viti che avessero la resistenza dell’impianto americano e le qualità organolettiche di quello europeo. All’epoca però, l’obiettivo era quello di creare delle viti resistenti di piede franco, cosa che non fu possibile. Queste varietà oggi sono note come Piwi, dal tedesco Pilzwiderstandfähig, che tradotto significa proprio “resistenti agli attacchi dei funghi”.

In viticoltura vengono applicate grandi quantità di prodotti fitosanitari fungicidi, per prevenire possibili infestazioni e per garantire la raccolta dell’ uva; secondo l’ufficio statistico dell’UE EuroStat, l’uso di pesticidi, per ettaro e anno in vigna, è il più alto rispetto agli altri prodotti agricoli europei. Per scampare alla proliferazione di funghi nel vigneto, infatti, le soluzioni principali sono : fitofarmaci, o applicazione di rame e zolfo.

La scelta di vitigni PIWI non comporta l’ esclusione completa di trattamenti, o di rischi ( anche se di altra natura come virosi o insetti),  né  è possibile trascurare l’opzione che i funghi, in futuro, potrebbero presentare mutazioni tali da diventare dannose anche per queste varietà, tuttavia le viti PIWI hanno un’altissima resistenza alle malattie fungine, e consentono una significativa riduzione dell’uso dei pesticidi, ed è infatti per questo motivo, che vengono considerate la scelta più ecologica.

Ad oggi le viti Piwi vengono prodotte direttamente in vigna e non in laboratorio, anche se il processo di selezione è  molto lungo, per esempio l’esperimento del vitigno Regent, che fu il primo resistente ad essere commercializzato, ha richiesto più di trent’anni.

Ad oggi i vini Piwi sono già molto diffusi a livello internazionale, sia sul territorio americano che europeo, in Italia si trovano soprattutto in Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino Alto Adige. Ed è proprio con l’obiettivo di far conoscere questa scelta, di diffondere la sua coltivazione e di favorire lo scambio tra i coltivatori e tra gli Istituti di Ricerca, che nel 2000 è nata l’associazione “PIWI International”.

Come potrete immaginare, l’argomento Piwi desta ancora oggi non pochi dubbi e dibattiti, ed è solo negli ultimi anni che questa scelta ha preso piede nel consenso popolare; probabilmente nei prossimi anni si sentirà sempre più parlare di questi vitigni resistenti, fino a che non verranno integrati completamente nel nostro mondo enologico.

Suggerisco però, di cercare sempre un proprio punto di vista, frutto di studio, di assaggi e di valutazioni personali, per evitare di seguire mode che potrebbero non rispecchiare il nostro gusto; infatti solo una scelta fatta con ponderazione e serietà ha l’onore di potersi chiamarsi tale.

Ilaria Girdini

per Tenuta Liliana

Nuovo impianto in Contrada Pizziferro, Parabita (Le) Tenuta Liliana

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