Oggi affrontiamo un tema molto interessante che è quello del vino in relazione alla psicologia, ci aiuterà l’esperta di psiche umana la Dottoressa Federica Pagnoni.
Che impatto ha il consumo di vino, e quindi di alcol, sulla mente umana?
Sebbene ancora ampiamente studiato, ci sono due constatazioni principali riguardo l’effetto del consumo dell’alcol sul cervello umano: la prima riguarda il rilascio della dopamina, ormone emesso per ogni sensazione di piacere, come quella di mangiare degli zuccheri o di vincere una gara sportiva.
Questo sistema è detto della «ricompensa», ed è indispensabile per vivere i piaceri della vita, come bere un buon bicchiere di vino.
La seconda constatazione riguarda le funzioni della corteccia frontale, che sono rallentate dall’alcol, in quanto anestetico delle comunicazioni neuronali.
Questa porzione di cervello regola soprattutto il nostro comportamento in società: ad ogni bicchiere di vino in più, l’alcool anestetizza queste funzioni, dandoci, come risultato, quella piacevole sensazione di ebrezza, legata ad un comportamento più disinibito e, probabilmente, più maldestro.
La percezione che abbiamo del “bere” e di chi beve, può essere influenzata dal genere o dalla classe sociale?
Assolutamente si, e per entrambe le categorie!
Negli anni ’80 è stata riscontrata un’evoluzione del bere, secondo la propria identità di genere: con l’entrata delle donne nel mondo del lavoro, il consumo di alcol è diventato sinonimo di emancipazione, mentre il bere “regolare” dell’ uomo ha inziato ad essere associato ad un comportamento deviante. Tuttavia, permangono ancora pregiudizi più datati, che ostacolano la libertà della donna, questo, per il rischio di esser giudicata come “fragile” o “poco seria”.
Parallelamente, studi recenti hanno appurato come l’appartenenza ad una classe sociale modificherebbe la percezione del bere: per i mestieri più “nobili”, il bere regolare viene giudicato come leggitimo, in quanto derivante dal proprio status, mentre, se a dichiarare un consumo quotidiano è un disoccupato, questo, sarà percepito sotto una luce negativa.
Come si è evoluto negli ultimi 40 anni il consumo del vino nella società?
Fino agli anni ‘80, la società era fortemente strutturata intorno alla famiglia: il vino era consumato quotidianamente come un alimento, ed era parte integrante della tavola, salutare e banale per la sua disponibilità, anche per i più giovani, che ne avevano facile accesso.
Oggigiorno, invece, con una società più individualista, il vino viene scoperto solo in occasione di feste, come mezzo per relazionarsi e per affrontare le paure di un mondo complesso e poco rassicurante. Il vino è diventato, perciò, l’emolliente della relazione.
E come si evolverà il nostro rapporto col vino e con il suo consumo?
Abusi e dipendenze sono di attualità e sono oggetto di molte operazioni mediatiche, spesso recepite dal pubblico come una sorta di terrorismo salutista, che sfocia, paradossalmente, nella banalizzazione di questi argomenti.
Credo perciò sia utile ricominciare dalla basilare differenza tra piacere e bisogno: è un piacere scoprire il vino, così come sperimentare l’ebrezza; è, invece, un bisogno la sua ricerca compulsiva.
La vera domanda è : perché si beve? Quando si sceglie di bere? Quale significato ha bere: quello del piacere sociale, dell’ingannare un’ insicurezza, del riempire un vuoto o del rivivere le tradizioni?
A Voi rispondere!
Federica PAGNONI è laureata in psicologia clinica e abilitata alla psicoterapia all’Università di Paris Cité la Sorbonne.
E bilingue franco- italiana e specializzata nel campo delle dinamiche familiari e intergenerazionali.
Esercita come counselor in studio privato a Roma e lavora con un pubblico di adolescenti e adulti, proponendo percorsi, flessibili e accessibili, anche on-line. Fede.pagn@gmail.com; 3500955091
Ilaria Giardini
per Tenuta Liliana
La vera domanda è : perché si beve? Quando si sceglie di bere?
