E’ indubbio che la pandemia ha cambiato radicalmente le nostre abitudini.
Lo osserviamo nei comportamenti quotidiani, prima inesistenti, come la distanza interpersonale o l’uso della mascherina, ma anche in quelli più innovativi, come, per esempio, gli aperitivi via Skype, o i compleanni in diretta.
Allo stesso modo, anche le nostre abitudini alimentari hanno subito una rivoluzione, specialmente durante i periodi più rigidi di lockdown: in molti hanno ammesso di percepire, nel mangiare e nel bere di qualità, una fuga, seppur momentanea, dalle restrizioni o dalla quotidianità, fuga che è stata facilitata dall’introduzione, sempre più abituale, di internet all’interno delle nostre vite.
Il mercato, ovviamente, ha risposto a queste esigenze, adeguandosi, quasi immediatamente, e rendendo sempre più facile l’acquisto online, le consegne a domicilio, i resi o le consulenze mediatiche.
Queste brusco cambio di rotta è avvenuto, ovviamente, anche nel settore del vino, che ha visto nell’inizio del 2020 un tracollo dei mercati, causato dalle chiusure delle attività ristorative o enotecarie, e che ha dovuto adattarsi al commercio del web per poter sopravvivere.
Si stima che dal 2018 al 2020 in Italia l’acquisto online sia incrementato di circa il 10%.
Internet ha, effettivamente, risolto un problema di reperibiltà in un momento storico particolarmente complicato, ed è diventato ormai chiaro che acquistare online garantisce risparmio e notevole comodità.
Personalmente, però, dopo una prima fase di “luna di miele”, ho iniziato a percepire distacco e smarrimento nei confronti di questa enorme ed intangibile realtà: troppe etichette, troppi pareri discordanti, troppe informazioni sterili e, decisamente, troppi suggerimenti dal web.
A quel punto mi sono chiesta “A cosa rinuncio, accettando quel risparmio?” :
In primis rinuncio all’aspetto umano, che recarmi nella bottega di fiducia, anche solo per una chiacchiera sulle novità della settimana, mi regala.
Altra rinuncia, a mio parere considerevole, è la professionalità e la preparazione del bottegaio: sempre più spesso nei negozi di vino specializzati lavorano persone che studiano e si aggiornano costantemente, con il fine di aiutare noi eterni indecisi, e questo ovviamente fa sì che, con l’acquisto di un vino, si acquisti anche consapevolezza e conoscenza.
Inoltre, enoteche e vinerie, sono luoghi di incontro e di scambio, posti in cui poter mettere in discussione le proprie credenze enologiche, per fare nuove scoperte, e per poter scendere sempre più in profondità nel magico mondo del vino.
Badate bene, con questo ragionamento non è mia intenzione screditare tutto ciò che rappresenta il commercio online, piuttosto, è rendere chiare le possibilità di chi acquista.
La domanda che tutti, allora, potremmo farci, ogni qual volta abbiamo intenzione di fare un acquisto online, è “siamo sicuri che quel risparmio, sia vero risparmio e non velata rinuncia?”.
Il vino, a mio modesto parere, è esperienza, che parte ancor prima del rituale della degustazione, e che ha intorno un sistema imprescindibile.
Scegliere di bere un vino rinunciando a quel contesto, significa scegliere di rinunciare alla possibilità di emozionarsi e di lasciarsi emozionare.
Ilaria Giardini
per Tenuta Liliana