Vitigno e Territorio

In Italia nel 1963 nasce il primo provvedimento nazionale a disciplina delle produzioni vitivinicole di qualità. Stabilisce il concetto di Denominazione di Origine, codificandone il significato e rafforzando il concetto di legame con il territorio

Un sistema di denominazioni basate sul vitigno, che dovrebbe essere garante della qualità di ciò che troviamo nella bottiglia.

Storicamente per alcuni vitigni il legame col territorio è diventato molto forte. Pensiamo al Sagrantino e a Montefalco, pensiamo al Verdicchio e a Jesi o Matelica. Un legame che viene da lontano, che ha il suo motore e la sua forza nella dicotomia territorio-vitigno.

In Francia il vino ha un legame anche con l’azienda che lo ha prodotto. Ne  un esempio Chateauneuf du Pape, prodotto da decine di varietà che anno dopo anno, in percentuali diverse lo caratterizzano, in modo univoco.

Ancora più diversa la situazione nel Salento, dove trovare caratteri comuni e specifiche del Negroamaro o del Primitivo in dieci bottiglie di dieci aziende diverse è molto difficile.

Il Negroamaro è spesso accompagnato alla Malvasia, o ad altri vitigni internazionali che il disciplinare consente di utilizzare. Rendendolo così più seducente al naso, dal gusto più morbido e dal colore più scuro e brillante, fino a snaturarne il gusto originale e le peculiarità.

Le proposte per rendere più trasparente ciò non mancano. Una soluzione potrebbe essere quella di non accostare solo il vitigno al territorio, ma  anche di identificare le caratteristiche di un Terroir.

In questo modo si valorizzerebbe l’eccellenza di una denominazione direttamente legata al territorio ed i produttori condividerebbero l’obiettivo comune di valorizzare e di realizzare con il massimo impegno un vino di assoluta eccellenza.

Comunicare non solo un vitigno ma un territorio e una tradizione.

Le indicazioni fornite da un vino prodotto da provincie diverse non sono omogenee. Perché l’area di produzione è comunque molto vasta, quindi  territori, terreni e climi completamente diversi.

Una sottozona ha una maggiore omogeneità, trasmettendo al vino caratteri riconoscibili, con un fil rouge molto più stretto tra le varie etichette.

Quindi “Salento”. Che sia solo Cabernet o che sia solo Negroamaro o che sia solo Syrah o che siano accompagnati in blend!

Il connubio vincente tra vitigno e territorio dipende dal territorio! Se ha le potenzialità può fare tanto per molti vitigni, autoctoni o no.

                                                                    Tenuta Liliana Staff

Ladame Vineyards, Tenuta Liliana Parabita, Contrada Rischiazzi

In Italia nel 1963 nasce il primo provvedimento nazionale a disciplina delle produzioni vitivinicole di qualità. Stabilisce il concetto di Denominazione di Origine, codificandone il significato e rafforzando il concetto di legame con il territorio

Un sistema di denominazioni basate sul vitigno, che dovrebbe essere garante della qualità di ciò che troviamo nella bottiglia.

Storicamente per alcuni vitigni il legame col territorio è diventato molto forte. Pensiamo al Sagrantino e a Montefalco, pensiamo al Verdicchio e a Jesi o Matelica. Un legame che viene da lontano, che ha il suo motore e la sua forza nella dicotomia territorio-vitigno.

In Francia il vino ha un legame anche con l’azienda che lo ha prodotto. Ne  un esempio Chateauneuf du Pape, prodotto da decine di varietà che anno dopo anno, in percentuali diverse lo caratterizzano, in modo univoco.

Ancora più diversa la situazione nel Salento, dove trovare caratteri comuni e specifiche del Negroamaro o del Primitivo in dieci bottiglie di dieci aziende diverse è molto difficile.

Il Negroamaro è spesso accompagnato alla Malvasia, o ad altri vitigni internazionali che il disciplinare consente di utilizzare. Rendendolo così più seducente al naso, dal gusto più morbido e dal colore più scuro e brillante, fino a snaturarne il gusto originale e le peculiarità.

Le proposte per rendere più trasparente ciò non mancano. Una soluzione potrebbe essere quella di non accostare solo il vitigno al territorio, ma  anche di identificare le caratteristiche di un Terroir.

In questo modo si valorizzerebbe l’eccellenza di una denominazione direttamente legata al territorio ed i produttori condividerebbero l’obiettivo comune di valorizzare e di realizzare con il massimo impegno un vino di assoluta eccellenza.

Comunicare non solo un vitigno ma un territorio e una tradizione.

Le indicazioni fornite da un vino prodotto da provincie diverse non sono omogenee. Perché l’area di produzione è comunque molto vasta, quindi  territori, terreni e climi completamente diversi.

Una sottozona ha una maggiore omogeneità, trasmettendo al vino caratteri riconoscibili, con un fil rouge molto più stretto tra le varie etichette.

Quindi “Salento”. Che sia solo Cabernet o che sia solo Negroamaro o che sia solo Syrah o che siano accompagnati in blend!

Il connubio vincente tra vitigno e territorio dipende dal territorio! Se ha le potenzialità può fare tanto per molti vitigni, autoctoni o no.

Ladame Vineyards, Tenuta Liliana Parabita, Contrada Rischiazzi

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