“Il vigneto è come uno Stradivari: il suo valore sta in come lo si suona”.
Aubert de Villaine, co-proprietario di Romanée-Conti
Il Vitigno è espressione del suolo, del clima e della mano del suo produttore.
Le sue scelte sono fondamentali e consentono di caratterizzare un vino rispetto ad un altro della stessa tipologia prodotto a pochi metri di distanza.
Suolo, clima e gestione del vigneto rispondono ad un unico termine, Terroir.
Termine legato al “climat”, che lo stesso de Villaine definisce come “l’incontro tra la terra, la vigna e i vignerons con la cultura”.
Il climat è ciò che caratterizza il vino e lo rende estremamente riconoscibile, in sintesi, Unico.
In Italia possiamo tradurre Terroir in Vino del Territorio, ma il sound è differente e in un periodo di hashtag la sintesi delle parole è fondamentale.
Ma solo per questo non ha avuto lo stesso impatto produttivo e mediatico che ha riscosso in Francia?
Probabilmente, come spiega Ian D’Agata, ciò è avvenuto soprattutto perché il “Terroir è legato alla coltivazione di pochi vitigni”. Al contrario l’Italia si contraddistingue per la molteplicità e la ricchezza delle tipologie di vite coltivata.
Naturalmente ogni varietà presenta aromi caratteristici che consentono di identificarla.
Analizzando il vitigno più coltivato al mondo, il Cabernet Sauvignon, i suoi sentori di Ribes nero, peperone verde, cedro, menta e liquirizia, sono l’anticamera di un vino tannico e da invecchiamento coltivato da Bordeaux al Cile per 290.000 ettari.
La mano dell’uomo, sin dalle sue scelte iniziali, può però esaltarne il “frutto nero” rispetto al sentore vegetale.
Far cosi esprimere al Cabernet Sauvignon un carattere nuovo, senza denaturalizzarlo.
Ecco perché se il valore di chi lo sa suonare trasforma un pezzo di legno in uno Stradivari esaltandone il pregio artigianale della costruzione, cosi il valore del produttore esalta un vitigno, caratterizzando il vigneto ed ottenendo un vino Unico.
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